La musica è un media, il miglior strumento per leggere la società | Intervista a Pierfrancesco Pacoda

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La musica è un media, il miglior strumento per leggere la società | Intervista a Pierfrancesco Pacoda

Per il nostro progetto Musical LOFT: i supporti della musica raccontati dai protagonisti, abbiamo intervistato colui che cura i talk all’interno della rassegna. Pierfrancesco Pacoda: giornalista musicale, saggista, appassionato. Tra i sui scritti “Rischio e desiderio. Un viaggio nel mondo della notte tra giovani, droghe, eccessi e divieti” (2013), “New wave. La scena post-punk inglese 1978-1982” (2010), “Io DJ. Musica, moda, stili di vita. Perché il mondo è diventato una gigantesca pista da ballo?” con Claudio Coccoluto (2007). A Bologna organizza le fortunate rassegne “ArtRockMuseum” e “I mestieri della musica”.

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> In Musical LOFT abbiamo inviato alcuni personaggi di spicco della storia cultural musicale di Bologna ad una chiacchierata, così da tracciare un percorso nella storia della musica, vista attraverso i supporti che ci permettono di fruirla. Dal Vinile, che nel 2018 compirà 70 anni, l’esperienza più lunga, alla Musicassetta che ha presto lasciato il posto al CD, per infine arrivare ai nostri giorni pervasi di digitale in cui viviamo il ritorno del vinile e ad anche della musicassetta, lì dove il cd non è mai scomparso. Come rappresentano questa storia i tuoi ospiti?

Raccontiamo la storia dei supporti musicali e quindi della musica, attraverso le voci che testimoniano la straordinaria vitalità musicale bolognese.IMG_2194

Se vuoi anche in maniera arbitraria, abbiamo scelto una serie di personaggi e li abbiamo legati ai diversi supporti. L’aspetto più interessante è che in realtà ognuno di questi personaggi è interscambiabile. I nostri invitati della serata del vinile potrebbero parlarci della musicassetta piuttosto che del cd.

Questi ospiti sono persone davvero rappresentative di questa straordinaria vitalità creativa e culturale bolognese, fortunatamente non legata ai grandi marchi dell’intrattenimento. La verità è che Bologna dalla fine degli anni 70 è stata animata da professionisti che lavorando in ambiti diversi hanno coniugato la cultura underground con il mercato, con l’intrattenimento.

Detto questo è evidente che ci sono alcune specificità che contraddistinguono i nostri ospiti, ma in maniera trasversale. Per esempio mi viene in mente Massimo Simonini di Angelica, nostro ospite il 18 marzo per il salotto dedicato alla MUSICASSETTA. Qual’è la relazione tra Massimo Simonini e la musicassetta? La relazione sta nel fatto che Angelica quale festival di ultra sperimentazione sonora anche molto radicale, ha individuato nell’utilizzo della musicassetta una delle maniere per leggere di interpretare la musica contemporanea.

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Penso invece al VINILE, a Guendalina Balzani aka Dj Guenda una donna, caratteristica particolare in un ambiente molto maschilista e sessista, quale quello della musica, ed in particolare della musica dance.

In un momento in cui tutti gli artisti vogliono e possono essere dj utilizzando gli strumenti musicali digitali, Guenda fa parte della vecchia scuola ancorata all’utilizzo del vinile, una maniera romantica ma anche molto attuale di fare musica. Con lei faremo il discorso del giradischi usato come strumento musicale. Un tema a me molto caro che Brian Eno definiva come musica per i non musicisti. Cioè esiste una musica che possono fare i non musicisti, è quella che fanno i dj utilizzando giradischi o le musicassette.

Di DJing parleremo molto nell’appuntamento dedicato al DIGITALE che è l’ultimo in rassegna e si terrà il 6 maggio.

> Quello di Musica LOFT sarà un viaggio nel tempo o un viaggio contemporaneo tra le nicchie del mercato musicale? 

Entrambe le cose. Sarà inevitabilmente un viaggio nel tempo perché proveremo a fare una ricostruzione “storica” dalla musicassetta al digitale. Lo definirei è un viaggio postmoderno nel senso che i temi s’incrociano: il passato è il futuro e il futuro è il passato. Nei film abbiamo visto i ghetto blaster, quelle radio che i rapper portavano a spalla con le musicassette dentro, beh adesso stanno tornando prepotentemente di moda. Ma Musical LOFT non è un viaggio tra le nicchie perché in realtà descriviamo semplicemente diverse maniere di interpretare il fluire della musica, e l’una non esclude l’altra, anzi si sovrappongono. È un viaggio nella musica a 360°, semplicemente.

> Se è vero che la musica influenza la società, ti chiediamo, cosa è che influenza la musica? Il supporto tecnologico influenza la produzione artistica?

La musica influenza la società. Ma se mi chiedi cosa influenza la musica ti rispondo…la società. Lo so che è banale ma io l’ho sempre sostenuto ed è il mio stesso lavoro che lo testimonia. Mi occupo di musica ma non mi considero un critico musicale. Non mi intessa ragionare intorno alla dimensione estetica della musica ma alla dimensione etica. Ritengo che osservare la musica sia la maniera migliore per leggere la società. Musica e società sono assolutamente indissolubili.

DAVID BOWIE, LIVE. 1974, NEIL ZLOZOWER

Questo è il grande tema degli incontri. Sono anche convinto che tra tutte le espressioni artistiche, la musica è quella che maggiormente ha subito l’influenza della tecnologia. In poche parole penso che la musica sia l’espressione artistica nella quale più che nel cinema, nella pittura o ancora di più nella scrittura, la forma influenza pesantemente il contenuto. È evidente che anche la scrittura oggi risente dell’utilizzo dei nostri strumenti: computer, cellulare, io stesso scrivevo con la macchina da scrivere, quindi lo so bene. La tecnologia però influenza la profondità dei contenuti musicali. Esiste un linguaggio musicale nato negli ottanta e ancora vivacissimo: la Tecno, contrazione di tecnologia, è un genere che prende direttamente il nome da un linguaggio tecnologico. E poi pensiamo alla musica House che si identifica in maniera profonda con la 808 e la 303, le prime leggendarie batterie analogiche lanciate dalla Roland. Se la Roland non avesse immesso sul mercato la 808 e la 303 non ci sarebbe stata la musica House, nemmeno la Dance e il fenomeno del clubbing.

> Possiamo dire che i quattro supporti di cui parliamo in realtà sono stati come dei ponti che hanno unito esperienze e storie di persone in posti molto lontani?

L’altro tema importante che raccontiamo attraverso i supporti, che in realtà nasce con il giradischi e termina con la cultura digitale, è la stretta relazione che esiste tra il locale e il globale in particolare per le musiche legate al giradischi e al digitale, come l’Hip Hop. Sto parlando quindi dell’inizio e della fine della nostra storia. Musiche nelle quali troviamo la massima espressione della globalizzazione e della localizzazione. Glocal è una espressione orrenda ma reale. A Bologna è esistita una scena Hip Hop con una fortissima identità, quella degli anni 90 legata all’Isola nel Kantiere e ai centri sociali, una storia che conosciamo tutti bene e che ha influenzato l’Hip Hop contemporaneo anche più commerciale. 

095756310-448d4b75-24f5-45fb-9598-46123b7321cdL’ Hip Hop ha un ritmo musicale di provenienza lontana che noi abbiamo assimilato, ma è un battito che ritroviamo in ogni angolo del mondo e viene riempito di contenuti strettamente locali, come la storia dell’Isola nel Kantiere è fortemente bolognese.

È interessante osservare come questa storia influenza tutto quello che avviene oggi nel digitale. Giorni fa mia figlia Chiara mi fa fatto ascoltare un rapper strepitoso. Nitro incide per l’etichetta di Salmo, Macete ed è geniale. Il nuovo pezzo di Nitro riprede un famosissimo campione di Sangue Misto, quel pezzo del 91/92 cantato da Neffa. Nitro ha una storia prettamente digitale ma la sua musica prende ispirazione da quella nata dalla cultura del giradischi. Le storie si rincorrono. 

> E la musica dal vivo? La radio? Che ruoli interpretano in questa storia?

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Fondamentali, sia la radio che la musica dal vivo. In questi giorni ricorre l’anniversario di Radio Alice. Negli anni 70 non ero ancora arrivato a Bologna ma conosco bene quel periodo. Ho letto una bellissima intervista a Bifo, Franco Berardi fondatore di Radio Alice leader del “movimento bolognese del ‘77”, nella quale sostiene che Radio Alice non è stata una radio politica. Fu fondata, dalle parole di Bifo, per due motivi: “perché eravamo innamorati della tecnologia e della musica, e volevamo dimostrare che tutti potevano fare una radio.” Così come io credo che tutti possano fare musica attraverso il digitale. E poi, cito ancora Bifo “a noi ci piacevano i Talking Heads, Blondie, i Devo … non i cantautori politici”.

La musica dal vivo oggi permette agli artisti di sopravvivere perché la musica non si vende più e il digitale non garantisce nessun tipo di compenso. Se c’è un futuro della musica è legato alla musica dal vivo.

> Bologna città della musica dal blues al rock, al pop e jazz, e tanta elettronica e sperimentale. Tu che la studi, la segui, ne scrivi, cos’è la musica per Bologna?

La musica è il linguaggio privilegiato di Bologna, lo dicevamo prima. Il riconoscimento di Bologna città della m210215-thumb-full-skiantos_hey_sbarbo_mov_h264_5kusica dell’UNESCO non è solo una formalità. Questa è una città che dagli anni 60 ad oggi si è imposta come punto di riferimento internazionale per la musica. La scena Hip Hop italiana è partita da qui.

La scena punk è nata qui con gli Skiantos, i Gaznevada. Le etichette discografiche indipendenti in Italia sono nate qui. Per questo avremo Oderso Rubini nel salotto dedicato al DIGITALE del 6 maggio, l’ultimo della rassegna.

Le etichette discografiche indipendenti che oggi portano alta la bandiera del suono dance nel mondo sono nate, in USA come in Giappone, a Bologna. Prima con Italian Records, fondata da Oderso Rubini negli anni 80, e poi Irma Records che avremo qui rappresentata da Umberto Damiani nel salotto dedicato ai COMPACT DISC l’8 aprile. Bologna è sinonimo di qualità musicale.

Mentre l’Inghilterra scriveva la storia della musica, Bologna scriveva un nuovo originale capitolo di questa storia.

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Bologna è la città della Fonoprint, lo studio aperto da Lucio Dalla negli anni 70, che ha permesso di registrare dischi ai grandi artisti internazionali Dalla, Morandi, Carboni, Stadio, Nomadi, Guccini, Laura Pausini, Vasco.

E poi la dance, Mauro Malavasi, storico arrangiatore di Lucio Dalla è stato il primo produttore italiano, erano gli anni dello Studio54 dall’altra parte del mondo.

> Dal tuo punto di vista, che ruolo ha la musica nella nostra società?

La musica è il linguaggio più immediato, quello privilegiato dai ragazzi. E questo ha a che fare con una forma di democrazia. Il fatto che tutti oggi possono fare musica per me è qualcosa di meraviglioso. Altro è ovviamente il discorso sulla qualità e l’originalità della musica che non è oggetto di questa nostra indagine.

Il fatto che chiunque possa fare musica in modo autonomo e originale ha permesso alla musica stessa di tornare alle origini come momento di condivisione. La musica è un media, questo è l’insegnamento dell’Hip Hop, come dicevano i Public Enemy, “l’Hip Hop è una stazione radio alternativa.La musica è una forma di comunicazione a disposizione di chi non ha altri strumenti di comunicazione.

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> La musica è ancora una forma di ribellione?

Se vuoi il mio parere spassionato, al momento stiamo assistendo ad un livellamento delle forme di ribellione legate alla musica. Forse verranno. È certamente un periodo di transizione. Se però mi chiedi se la musica è strumento di libera espressione anche antagonista, la risposta è assolutamente sì. Infatti lo è soprattutto per le minoranze che altrimenti non avrebbero modo di esprimersi.

Ci vuoi far credere che per ascoltare la tua musica utilizzi ancora vinili e musicassette?

Non posso farvelo credere…per diversi motivi:

– Tutti i miei vinili sono a Lecce e non possiedo a Bologna un giradischi.
– ascolto poca musica
– mia figlia Chiara è la mia pusher di musica quindi ascolto l’Hip Hop brutale e violentissimo che ascolta lei … e non me ne faccio una ragione. Anzi sono anche un po’ preoccupato per me stesso ☺

Intervista realizzata da Giusy Aloe 

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