Una voce metallica nell’oscurità apre le danze di The Future, secondo lungometraggio di Miranda July, artista poliedrica per eccellenza: scrittrice, musicista, performer, blogger, attrice e regista.
Bastano pochissime frasi e il paradosso è già in atto: la voce narrante è di Paw Paw, un gatto randagio, che ci sta raccontando l’antefatto della vicenda. Sophie e Jason, una coppia che da quattro anni convive in un bilocale di Los Angeles, dopo averlo trovato per strada ferito a una zampa lo portano presso una clinica veterinaria. Ecco più chiaro il nome bizzarro dell’animale (paw significa zampa).
Sophie è un’insoddisfatta insegnante di danza per bambini, Jason un inappagato assistente telefonico per una società di computer. Gli sguardi fissi ai reciproci portatili decorano conversazioni domestiche affettuose ma pigre e routinarie. Quasi per gioco, come a dare una scossa a una vita monotona, decidono di adottare Paw Paw. L’enfasi con cui trattano l’argomento è straniante, un risvolto ironico che offre la sensazione che stiano discutendo di fare un figlio e non di accudire un gatto. Scoprono presto che l’animale non potrà uscire dalla clinica prima di trenta giorni, quando la ferita sarà guarita. Probabilmente Paw Paw non vivrà a lungo, per via di un’insufficienza renale, ma potrebbe vivere anche cinque anni se sarà curato adeguatamente.
Arriva così per i due protagonisti il pensiero del futuro come una falce inesorabile, che soffocherà il tempo, che li invecchierà di colpo, che minaccerà le possibilità di cambiare lavoro, di realizzare i propri sogni.; almeno queste sono le paure che si confessano reciprocamente. Il gatto assume così, più evidentemente, una valenza simbolica.
Sophie e Jason decidono allora di vivere come se fossero i loro ultimi trenta giorni, con il paradossale conto alla rovescia segnato sul calendario di casa. Entrambi lasciano il lavoro. Sophie tenterà di realizzare trenta video di danza minimale su youtube, ma l’ansia di prestazione la farà desistere già dopo il secondo giorno; Jason si illude di poter ritrovare il suo idealismo sopito, vendendo alberelli porta a porta, assunto da un organizzazione ambientalista che lotta contro il riscaldamento globale. Paiono entrambi regredire ad una tardiva adolescenza.
Intanto la voce tenera e tragica del gatto attraversa diversi momenti del racconto, con tratti addirittura cosmici, accompagnata dalle suggestioni musicali di Jon Brion (perfette per tutto il film). E’ il surreale punto di vista del randagio che brama divenire domestico. Le traiettorie dei protagonisti compiono invece il percorso inverso: da una vita quantomai domestica aspirano a raggiungere un’ebbrezza randagia. Ma i trenta giorni stanno per scadere. E perfino la luna, anch’essa dotata di voce – in uno dei momenti migliori del film – è costretta a rivelare ciò che a Jason non appare più come una banalità: il tempo non si può fermare.
Spartaco Capozzi
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DOVE: Kinodromo @ Cinema Europa, via Pietralata 55, Bologna
QUANDO: Martedì 27 novembre – PRIMO SPETTACOLO 20.30 – SECONDO SPETTACOLO: 22.30
COSTO: Lo spettacolo costa 5 euro. Per accedere alla Sala è però obbligatorio avere la tessera Kinodromo che costa 3 euro e si può fare direttamente al cinema. Per evitare la formazione di code alla postazione tesseramento, è possibile compilare in anticipo il modulo con i propri dati personali, scaricandolo QUI.
NOTE: versione originale in inglese con sottotitoli in italiano