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CLIP, quando un pompino non basta
di Gianluca Marranghello
Allora abbiamo una 14 enne, Jasna, che va in giro per le periferie di Belgrado con le sue amiche.
Ogni tanto si sbronzano, poi lei entra in un bagno e fa un pompino ad uno.
Poi va a casa e il padre sta male, ma lei non se lo fila.
Poi esce di nuovo con le amiche e va a vedere il tipo del pompino che gioca a calcio.
Poi non mi ricordo se prima torna a casa e si chiude in camera senza cagare la madre o se tromba con il tipo del pompino vicino ad una colonna portante (!) di un palazzo in (de)costruzione.
Comunque il film va avanti così per buoni 80 minuti. Pompini al tipo del pompino, rientri a casa all’alba, filmatini col cellulare, alcool rubato e coca comprata con non si sa quali soldi. Che mi va anche bene. Per carità. Il film scorre liscio e il suo tanto decantato essere “sconvolgente” può andar bene per chi (se esiste) non si è mai masturbato su YouPorn.
Ah poi, c’è anche una parentesi in un orfanotrofio dove la nostra eroina va a fare uno stage, dove si cerca di far trasparire un po’ di emozioni sotto la patina dei duri lineamenti slavi, ma anche lì va a finire con una vomitata al cesso. E non si capisce se vomita perché la situazione è insostenibile o perché è in fattanza dura.
In ogni caso le emozioni escono solo sotto forma di cibo rimasticato e forse è proprio questa assenza che indispone e annoia lo spettatore. Non bastano pompini, periferia degradata, alcool, droghe, che sono anni che al cinema gli adolescenti fanno queste cose, per soddisfare la necessità del pubblico di andare oltre l’iperrealismo squallido di superficie.
Poi un sussulto sul finale: un pianto vero e un bacio al gusto sangue tra i nostri due non amanti balcanici.
Ma è troppo tardi. Il film è finito e c’è solo il tempo per i titoli di coda al ritmo della trashissima musica dance pop che fa da sottofondo a tutta la pellicola e a noi non può che rimanere la sensazione di un’occasione sprecata.
Ps: Oh, comunque il serbo è veramente una lingua di merda! 🙂
Appendice 1. La dura vita degli attori, una storia quasi vera.
Esterno giorno, giardinetti, Belgrado.
“Ehi ciao, come va?”
“Bene, dai”
“E’ tanto che non ti vedo, ma l’hai poi finita quella scuola di recitazione?”
“Si”
“E sei riuscita poi a trovare un lavoro”
“Si, c’era il film di una ragazza, sui giovani di Belgrado”
“E ti hanno dato una parte?”
“Più o meno”
“In che senso?”
“Facevo la controfigura”
“Figo, ma non avevi paura?”
“Emmh, no, non erano scene pericolose”
“Ah, e di cosa si trattava?”
“Facevo i pompini al posto della protagonista, perché era minorenne”
“Capisco”.