Quando le bolle scoppiano, qualcuno può farsi male
Vi ricordate alcuni anni fa quando si cominciava a parlare di globalizzazione (sembrano ere geologiche fa, ma erano i primi anni 2000!) e si citava sempre l’effetto butterfly, quel fenomeno in cui piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema? Di come in sostanza uno sbatter d’ali di una farfalla a Roma potesse provocare un uragano nelle Filippine?
E’ più o meno quello che abbiamo imparato, alcuni anni dopo, essere l’effetto delle bolle speculative. Milioni di click patogeni nei computer di Wall Street provocavano in pochi istanti la rovina di un villaggio di boscaioli sui Pirenei catalani. E quando le bolle alla fine scoppiano possono essere più dannose e contundenti di un uragano nel Sud Est asiatico.
When bubbles burst è appunto il titolo di un intenso e meticoloso documentario,girato da Hans Petter Moland, autore norvegese sulle bolle speculative che quando scoppiano lasciano a terra milioni di persone innocenti.
Partendo dalla domanda di fondo su come abbiamo permesso che la finanza diventasse padrona dell’economia, Moland si sofferma sul suo contesto norvegese, e di come appunto, zoomando nel particolare, anche un piccolo paese come Vik, idilliaco e benestante villaggio di 2800 anime, è stato risucchiato in investimenti troppo complicati, rischiando la bancarotta.
Il lavoro di Moland è meticoloso dicevamo, perché riesce molto bene a miscelare i contesti, a shiftare continuamente dal globale al locale, dall’analisi sulle cause profonde fino ad arrivare alle storie dei “poveri” cittadini norvegesi che vivono direttamente sulle loro teste decisioni prese 7000 km più in là.
Ma When Bubble Burst è un lavoro importante, e giustamente premiato in importanti festival del documentario come Lipsia, Praga e Vancouver, perché racconta storie comuni e diffuse, in cui nessuno può dirsi immune.
E mi ricorda terribilmente un documentario che abbiamo proposto nell’ultima edizione del Terra di Tutti Film Festival ad ottobre 2013 (e di cui vi consiglio la visione, se volete capire molte cose della crisi europea attuale) dal titolo ESPUI, della documentarista catalana Anna Soldevila, che per 12 anni filma e racconta il suo paese d’origine sui Pirenei spagnoli (non sono fissato, è che speculare sulle montagne è più facile, perché sono ben visibili anche da Washington!) in cui l’ambizioso progetto della costruzione di un enorme complesso turistico con piste da sci, campi da golf, hotel e appartamenti destinati a 5000 turisti al giorno ha portato devastazione ambientale, ha indebitato una intera comunità di montanari che viveva dignitosamente la propria povertà e che, una volta naufragato il progetto, si è trovato a fare i conti con la propria disperazione e l’abbandono della valle.
Vi ricorda qualcosa? Purtroppo quando le bolle di sapone scoppiano, fanno male e lasciano il segno.
E quindi non mi resta che augurarvi buona visione, a denti stretti e con lo stomaco chiuso.
Jonathan Ferramola
Direttore artistico del Terra di Tutti Film Festival: un festival che si occupa di documentari e cinema sociale dal sud del mondo a Bologna. Alla sua settima edizione è un evento organizzato dal GVC – onlus (gruppo di volontariato civile) e da COSPE – cooperazione per lo sviluppo dei paesi emergenti.