5FUMETTISTI5 di Gabriele Orsini (Recensione di Alberto Berardi)

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5fumettisti5 è un documentario su cinque autori di fumetti, emigrati a Parigi, cui il genere non calza del tutto. Non temete, ci sono tutte quelle cosette formali che ci aspettiamo dal documentario: le interviste, le immagini di repertorio, una cronaca dei fatti in sé e via documentando. Tuttavia si assapora meglio come racconto, o come romanzo a fumetti; anzi, questo lavoro a più mani, ideato e supervisionato da Gabriele Orsini, darà il meglio di sé se riuscirete a sfogliarlo come una rivista di fumetti: perché è un insieme di storie, più che una storia, su cinque artisti che nel raccontare storie hanno fatto coincidere la passione con il lavoro e le vite con il luogo.

In questo senso come nelle riviste di fumetti la linea editoriale funziona concentrandosi sul presente e limitandosi all’occorrenza al passato prossimo – quello remoto è generico, quindi irrilevante quanto la frase “Ho iniziato a disegnare fin da piccolo”. Il passato prossimo ci racconta invece che quattro su cinque dei nostri hanno intinto le chine sulle pagine della Coconino Press di Bologna, grazie al deus ex tabula Igort (fa eccezione Luigi Critone, che è anche il solo a non aver completato il passaggio ad autore completo); nel tempo presente invece molti di loro condividono i pasti, quasi tutti si misurano continuamente con le idee degli altri – in un grande studio o nel dopo lavoro nei residence dei Rue Des Récollets – e tutti hanno eletto la città delle luci come propria dimora definitiva.

Le riviste di fumetti si scriveva, ve le ricordate? Frigidaire, Alter, Linus: la maggior parte di queste, scomparse a metà degli anni novanta, sono ricordate dallo stesso Igort, che ripercorre in poche parole gli ultimi trent’anni di storia dell’editoria di fumetti italiana dipingendo un quadro che ha Parigi come punto di fuga obbligato: a metà anni novanta “Era il deserto”, supereroi americani e manga cannibalizzano il mercato nostrano insieme alla Bonelli, che non ha spazio per tutti i nuovi talenti -qualcuno dei cinque ha bussato anche quella porta – e che resta comunque estranea in quel momento alla declinazione del concetto di fumetto d’autore che si va affermando nel resto del mondo, e cioè quella di grafic novel, che traduciamo come romanzo a fumetti. Tuttavia 5 è il numero perfetto, sembra un caso ma si chiama davvero così la grafic novel di Igort che nel 2002, presentata ad Angoulême (la più celebre manifestazione del fumetto d’autore d’Europa), dà occasione al direttore del festival di fare una domanda all’artista ed editore di Coconino che è un po’ lo schiaffo che sveglia la scena italiana: “ma in Italia esiste qualcuno oltre a te, Manara e Mattotti?”.

Tutti e cinque a Parigi quindi, prima Piero Macola e poi a ruota gli altri, la città dove “accadono le cose”, dove il numero di librerie di fumetti è pari a quello delle nostre edicole e dove si può trovare una propria via nel confronto quotidiano con altre matite. Via che rimane però italiana e propria, appunto, se è vero che la stampa oltralpe ha etichettato ufficialmente il piccolo gruppo come nouvelle bande dessinée italienne, e che il tratto che li accomuna e distingue è l’attenzione alle forme e alle tecniche di derivazione pittorica: la colorazione diretta, l’uso di acrilici o acquerelli, oltre che l’allontanamento dalla sintesi grafica caratteristica e cara ai francesi.

Ok, fermiamoci qui, il resto è tecnica e interesserà solo i più incalliti, ma per i più curiosi il resto è storie: nel senso che dopo aver visto 5fumettisti5 bisogna davvero andare in libreria a cercarle, le storie di cui Orsini ci ha mostrato fugacemente alcune tra le tavole più belle. Almeno quello che è stato tradotto (ci mangiamo le mani nell’attesa di Je, Francois Villon di Luigi Critone): cercate di capire da voi il senso del “gnu” pronunciato dallo Yeti pelato e rosa di Alessandro Tota, imparate a leggere tra le fusa nelle Cronachette di Giacomo Nanni e dietro alle bugie raccontate dai pescatori Fuori Bordo di Piero Macola. Soprattutto provate a tenere una conversazione telefonica con una ragazza che non sentite da dieci anni e che sta a 5000 km di distanza da voi, e subito dopo chiedetevi cos’è quel secondo di ritardo che sentite, dipinto sulle tavole di Manuele Fior con i colori più belli e più brutti del mondo. Non ve ne pentirete.

Vai alla serata 5Fumettisti5 di Kinodromo in collaborazione con BILBOLBUL > Martedì 18 novembre 2014

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