Cinema Diffuso – In direzione ostinata e contraria

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Cinema Diffuso – In direzione ostinata e contraria

Il Cinema Diffuso arriva alla fine del primo test sul territorio.
I protagonisti ci raccontano com’è andata.

 

astra1Ha pochi mesi di vita, ma ha già un’identità forte e le idee piuttosto chiare sui propri intenti, il progetto CINEMA DIFFUSO, una rete di sale nate per la ricerca, l’importazione e la diffusione di film indipendenti e di qualità che non troverebbero altrimenti spazio nelle spesso soffocanti logiche distributive italiane.

Le sale che hanno aderito attualmente sono due: il cinema ASTRA di Modena, tramite l’associazione Voice Off, e il Supercinema di Santarcangelo di Romagna con l’associazione Dogville.

Oggi abbiamo incontrato uno di loro, per farci raccontare com’è andata, in vista dell’ultima serata di programmazione che chiuderà questo primo ciclo di film “diffusi”: Cristiano Regina è il fondatore dell’associazione Voice Off che ha portato a Modena lo spirito e i film della rete Cinema Diffuso coinvolgendo il cinema Astra, sala storica del centro della città. Napoletano di origine ma trasferitosi tra Bologna e Modena da molti anni, Cristiano trasmette il suo entusiasmo in maniera diretta, spontanea e contagiosa.

Grazie alla collaborazione di Kinodromo, inseme a Arci Modena e con il patrocinio dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, l’associazione VOICE OFF ha organizzato a Modena cinque serate di cinema indipendente, musica dal vivo, incontri, chiacchiere e tanta passione.

L’ultima è in calendario per martedì prossimo, 26 maggio e vedrà la proiezione del film The Best Bar in America, già proiettato con successo sul nostro schermo del Cinema Europa un anno fa, nell’aprile del 2014 e che ora approderà sullo schermo dell’Astra di Modena in una serata che, ci anticipa Cristiano, sarà ricca di sorprese. Ma niente spoiler!

astra3_reginaKinodromo: Raccontaci la storia dall’inizio. Cos’è Voice Off?

Cristiano: Siamo un’associazione di dieci persone per cui il cinema è una passione e una vocazione. Non siamo professionisti del settore, ma professionali e appassionati. Il cinema per noi è una vocazione e tutto ciò che abbiamo fatto a Modena nasce dalla nostra passione di cinefili, passione soprattutto per un certo tipo di cinema indipendente e coraggioso che è allo stesso tempo una finestra sul reale, un occhio sul presente. Chiamiamolo “cinema del reale”, perché documentario è una parola che confonde, dice tutto e niente. Il nome stesso “voice off”, cioè voce fuori campo, sta ad intendere uno strumento di narrazione per chi è invisibile.

K: Su che tipo di progetti lavora Voice Off, al di là del Cinema Diffuso?

C: Abbiamo sempre lavorato su un certo tipo di cinema e di visione. Un esempio è stato “Doc at home”, legato al festival dei Popoli, che si articolava attraverso una serie di proiezioni il cui luogo rimaneva segreto fino a poche ore prima della proiezione. Queste iniziative ci hanno aiutato a farci conoscere, a crearci un seguito e a renderci riconoscibili.
Un’altra iniziativa era quella di “Real dans la ville”: proiezioni di film di qualità (ad esempio Noi non siamo come James Bond o L’Ultimo Pastore) che avevano luogo nei parchi pubblici e che vedevano sempre la partecipazioni di ospiti e registi importanti.
Ora invece siamo in dirittura di arrivo con un bellissimo progetto di scambio giovanile con l’Accademia di cinema Marubi di Tirana che ha coinvolto sei ragazzi italiani e sei albanesi in qualità di videomaker. Sotto la direzione artistica di Pietro Marcello e Daniele Gaglianone i ragazzi sono saliti su un traghetto da Trieste a Tirana, per ripercorrere le tratte dei migranti e cercare di creare nuovi ragionamenti e connessioni, sotto un diverso sguardo.
Questo per ribadire anche che Voice Off ama il cinema come finestra sul reale, che crea un ponte e unisce (persone, culture, sguardi, mondi).

K: Poi è arrivata la proposta del Cinema Diffuso

C: Ho saputo del progetto attraverso un articolo e mi è piaciuto. Poi, dopo l’incontro con Kinodromo, la nostra più grande difficoltà è stata trovare lo spazio. L’Arci ci ha aiutato suggerendoci di parlare con il proprietario dell’Astra che ha deciso di darci questa opportunità ed è andata bene.

astra4K: Come avete lavorato all’organizzazione di queste cinque serate?

C: Il modello della serata è, come per Kinodromo, associare al film un evento e un aperitivo per far rivivere la sala, facendola diventare uno spazio culturale vitale, un luogo di incontro e di relazioni. Un posto vissuto, insomma. Organizziamo per ogni proiezione un aperitivo e un evento, quindi, coinvolgendo le realtà del territorio. Questo perché l’obiettivo non è solo quello di promuovere il cinema indipendente, ma tutte le realtà indipendenti del territorio, dal vignaiolo biodinamico alla piccola libreria del centro storico che non chiude nonostante la concorrenza delle grandi catene, al negozio di motociclisti. È importantissimo legarsi al territorio per valorizzare il proprio lavoro, inserirsi in un contesto e portare gente al cinema.

K: E ci siete riusciti, a portare gente all’Astra?

C: La prima proiezione che abbiamo fatto, il 31 marzo con il documentario su Nick Cave, The road to God knows where del regista Uli Schueppel, ha fatto 120 spettatori. Un successo che ci ha confermato la giusta direzione del nostro lavoro!

K: Che difficoltà avete incontrato e che soluzioni avete adottato?

C: Uno dei problemi da risolvere è stato quello di far entrare la gente in sala per vedere il film, dopo l’aperitivo e il concerto. Bisogna trovare il modo di coinvolgere lo spettatore fino in fondo. Per farlo abbiamo quindi pensato ad alcuni accorgimenti: facciamo pagare un biglietto unico, che comprende sia il film che l’evento, e abbiamo attivato diverse promozioni, grazie alle partnership con Arci o al patrocinio con l’Università, o con delle iniziative diverse: ad esempio, scrivendoci una mail prima della serata ed esprimendo la volontà di prendervi parte, si ha diritto a uno sconto sul biglietto e a un drink di benvenuto. In questo modo si facilita l’accesso alla sala.
E poi, anche nell’ottica del coinvolgimento, abbiamo creato molte connessioni con il territorio, chiamando (anche con l’aiuto di Arci) musicisti e dj di Modena e provincia (ma non solo). Un altro esempio è la serata che abbiamo organizzato il 12 maggio con la proiezione di Thou wast mild and lovely, opera seconda della regista indie originaria di Brooklyn Josephine Decker. In quel caso il film è stato preceduto dal live di Nevica su 4.0, gruppo indie guidato da Gianluca Lo Presti (che ha collaborato in passato anche con Blaine Reininger dei Tuxedomoon), creando così una connessione tra film e evento a livello di sensibilità e contenuto.
K: Perché credi nel progetto Cinema Diffuso e che futuro desideri/immagini che abbia?

C: Il progetto che stiamo avviando con Kinodromo si fonda sull’idea che la condivisione di esperienze tra soggetti affini, per sensibilità e attitudine, possa favorire e rafforzare la crescita di ogni partecipante. Del resto il cinema per anni è stata la nostra più grande ossessione, perché ci insegna a conoscere meglio noi stessi e il mondo che ci circonda ma è una passione, per sua natura, relazionale.
E allora quando trovi un partner con la tua stessa visione e disposto a sperimentare nuove pratiche di fruizione cinematografica, non puoi non raccogliere la sfida e rilanciare. Se saremo in grado di aprirci all’esterno, di fare un passo indietro e diminuirci, mettendo da parte vanità e eccessi individualistici, potremo facilitare reali processi di sinergia e relazione, puntando alla creazione di una rete distributiva indipendente a dimensione regionale, capace di proposte autonome e di accogliere opere che altrimenti non avrebbero visibilità.
La speranza è quindi quella di continuare a lavorare con Kinodromo in una collaborazione biunivoca di crescita e scambio continui.

K: Grazie Cristiano. E noi speriamo che sempre più sale seguano il vostro coraggioso esempio.

“La Rete Cinema Diffuso è una rete di sale nate per la ricerca, l’importazione e la diffusione di film indipendenti e di qualità che non troverebbero spazio nelle logiche distributive italiane. La sala è per noi uno spazio culturale vitale in città, come una biblioteca o un museo, ed anche semplicemente il luogo migliore per vedere un film e per parlarne. Un luogo di relazioni dove ci si incontra e si partecipa insieme a un evento che ogni sera è irripetibile. E da salvaguardare.” (Kinodromo).