Sparare alle angurie | Intervista al regista Antonio Donato

Sparare alle angurie | Intervista al regista Antonio Donato

«Il problema principale è l’esistenza di un valore patriarcale intrinseco che ti spinge a voler essere rilevante attraverso la dominazione dell’altro, fisica e/o psicologica» spiega Antonio Donato, regista del cortometraggio Sparare alle angurie (Regno Unito/Italia, 2023) e vincitore del premio L’Onda assegnatogli dalla Giuria Giovani di Concorto Film Festival 2024. Il suo lavoro presuppone un’(auto)analisi di come i ragazzi e i giovani adulti percepiscono la mascolinità e il machismo, problematizzando la ricezione e riproduzione di comportamenti tossici.

Sparare alle angurie è stato scritto in collaborazione con Paolo Carbone, ex compagno di classe alla London Film School, che con Donato forma un duo creativo indissolubile. «Abbiamo iniziato a riflettere molto sulle tematiche che ci interessa esplorare e su ciò che ci ha più segnato; ci siamo concentrati quindi sulla performatività maschile e su come le dinamiche patriarcali affliggono tutti, al di là del genere». Il cortometraggio nasce quindi dalla volontà di mettere in luce come un ragazzo “fragile” finisca con il soffrire il rapporto anaffettivo con il padre, il quale vorrebbe crescere due Uomini – MaschiTM avventurieri e incapaci di esprimere sentimenti – piuttosto che due figli. «Volevo indagare la cultura emotivamente repressa in cui viviamo, evitando di focalizzare l’attenzione sul corpo. Il patriarcato è una sovrastruttura e io ho scelto di non problematizzare solo la dimensione fisica… non volevo mostrare il machismo semplicemente come ragazzi che litigano e fanno a botte».

L’idea di una sovrastruttura che contiene e influenza il comportamento degli uomini (e quindi dei personaggi) è tradotta visivamente in un formato stretto e quadrato, il 5:4, «che permette di essere più simmetrico, esprimendo un forte senso di rigidità». Questa oppressione visiva restituisce l’imposizione dei valori patriarcali e l’incomunicabilità che aleggia tra i personaggi. I colori saturi, invece, sottolineano un senso di nostalgia e trasformano l’ambientazione vacanziera in una cartolina. In questo paradiso sardo, Donato tenta di aprire un dialogo con la “generazione dei nostri padri” che ha subìto e perpetrato (inconsapevolmente) queste dinamiche. «Volevo che anche questa persona (il padre, ndr) potesse essere vulnerabile. Quando ero più giovane, non mi sembrava possibile che i nostri genitori potessero essere fragili perché percepivo sempre questa loro aura rabbiosa e dominante. Lavorare a questo cortometraggio mi ha aiutato anche a capire che, effettivamente, è solo una facciata… un modus operandi che hanno adottato per sopravvivere, ma che sicuramente non gli fa bene. Sparare alle angurie riesce a parlare anche a questa generazione più anziana, e forse anche a farla emozionare. Sarebbe delirante pensare di cambiare i nostri padri con 20 minuti di film, ma sicuramente si può favorire un momento di ascolto e scambio».

Dopo la proiezione del cortometraggio, uno degli aspetti che ha conquistato maggiormente il pubblico di Concorto – oltre che, ovviamente, una narrazione tanto leggera quanto consapevole della mascolinità tossica – è stata la scelta della colonna sonora. I titoli di coda di Sparare le angurie scorrono sulle note di Io centro con i missili di Pop X. La scelta è stata dettata, in primis, dai gusti musicali dello stesso Donato che si è chiesto: «Cosa ascolterebbe Federico (il protagonista, ndr)? Cosa ascoltavo io alla sua età?»; in secondo luogo, dalla commistione di melanconia, energia e bizzarria che caratterizza il brano. «Secondo me, era la canzone migliore su cui far apparire nuovamente tutti i personaggi prima della conclusione del corto. Mi piace molto il cinema corale e ogni ruolo, che sia principale o secondario, rappresenta la tematica in modo diverso, in maniera più o meno diretta».Bell Hooks scriveva che «per affrontare veramente la sofferenza e la crisi maschile, dobbiamo essere disposti ad accettare la dura realtà che il patriarcato ha danneggiato gli uomini del passato e continua a danneggiarli nel presente». E coerentemente con questo assunto, l’indagine culturale di Donato – iniziata con Sparare alle angurie e che si prevede proseguirà anche nei progetti futuri – si pone come obiettivo quello di esporre al pubblico, in maniera pop, questo disagio sociale e arricchire il dibattito sulla mascolinità tossica.

Francesca Marchesini